la morale umana
"Come infatti sono convinto - e appunto perchè lo sono - che la partecipazione dell'inclinazione a un'azione libera non dimostra nulla per la pura conformità di quest'azione al dovere, così credo di potere appunto da questo dedurre che la perfezione morale del'uomo può risultare chiara proprio solo da questa partecipazione della sua inclinazione al suo agire morale. L'uomo infatti non è destinato a compiere singole azioni morali, ma ad impersonare un essere morale. Non singole virtù sono il suo precetto, ma la virtù, e la virtù non è altro che 'un'inclinazione al dovere'. Per quanto dunque le azioni compiute per inclinazione e le azioni compiute per dovere possano contrapporsi in senso oggettivo, non è così in senso soggettivo, e l'uomo non solo può, ma deve congiungere il piacere e il dovere; deve ubbidire con gioia alla sua ragione. Alla sua pura natura spirituale è aggiunta una natura sensibile, non per gettarla via come un peso o togliersela di dosso come un rozzo involucro, no, per accordarla il più intimamente possibile col suo essere superiore. La natura, già facendo di lui un essere razionale sensibile, cioé un uomo, gli impose l'obbligo di non separare quello che essa ha congiunto, di non lasciare dietro di sé la parte sensibile anche nelle più pure manifestazioni della sua parte divina e di non fondare il trionfo dell'una sulla soppressione dell'altra. Il suo modo di pensare morale è sicuro solo quando sgorga dalla sua umanità totale come l'effetto unito dei due principii, quando per lui è diventato natura; poiché fin tanto che lo spirito morale usa ancora violenza, l'istinto naturale deve ancora contrapporgli la forza. Il nemico che è stato soltanto schiacciato può risorgere, ma il nemico conciliato è veramente vinto."
Friedrich Schiller, Anmut und Würde
Labels: filosofia
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