la domenica del no
domenica e lunedì referendum costituzionale. voterò no e spero che lo facciate in tanti. questa scelta non implica la convinzione che la costituzione sia intangibile, tutt'altro. è un prodotto umano e come tale è necessario che venga modificata in accordo con le nuove esigenze. di certo non si può pretendere di cambiarla con i soli voti della maggioranza di governo. non sapendo come difendere una pessima riforma, il centrodestra sbandiera ai quattro venti, demagogicamente (ricorda tanto i soliti tagli del 10% agli stipendi dei parlamentari nella finanziaria preelettorale), la riduzione del numero di deputati e senatori, che peraltro, non sarebbe effettuato prima del 2016. e poi c'è la presunta diminuzione dei costi di gestione dello stato. mi chiedo cosa cambi scaricare i barili più onerosi alle regioni, se tanto i soldi che girano sono sempre gli stessi. si sono tanto lamentati, giustamente a mio avviso, degli aumenti delle spese che deriveranno dalla moltiplicazione dei pani e dei pesci ministeriali di prodi e promuovono il vantaggio economico apportato da venti sistemi sanitari diversi (come se non bastasse l'infelice riforma della sinistra di qualche anno fa). è comprensibile che le regioni efficienti critichino aspramente il sistema, quando risentono delle magagne delle altre amministrazioni irresponsabili. ma questa non è una buona ragione per approvare una riforma che accentua pericolosamente il divario nord-sud. se la regione lombardia funziona bene (anche se ho i miei dubbi sulla sua paradigmatica perfezione, dato che sempre di politica si tratta), non si può dire alla regione sicilia "adesso pensaci tu", se questa non ha mai avuto i mezzi per pensarci da sola. la conseguenza sarebbe l'incremento del potere economico-politico della mafia, non credo serva ricordare che al centro degli ultimi processi ci sono affari legati alla sanità, e che gli unici imprenditori che potrebbero beneficiare delle nuove leggi sarebbero quelli a cui non è stato bruciato il capannone. detto questo, speriamo che dopo la vittoria del no si apra il tavolo delle riforme costituzionali, serie e concertate.
Labels: politica
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