incursioni notturne
i miei post nascono sempre più tardi. sono quasi le undici e mezzo, per me è notte fonda :)
oggi abbiamo quasi concluso derrida a lezione di istituzioni di filosofia. volevo riportare un passo che mi ha colpita tantissimo, profondo e quanto mai attuale. "La guerra è dunque congenita alla fenomenicità. è il sorgere stesso della parola e del manifestarsi. (...) Il discorso, se è originariamente violento, non può dunque che farsi violenza, negarsi per affermarsi, fare la guerra alla guerra che lo istituisce, senza mai potere, in quanto discorso, riappropriarsi di quella negatività. Senza dovere riappropriarsela perché, se lo facesse, l'orizzonte della pace svanirebbe nella notte (violenza peggiore come pre-violenza). Questa guerra seconda, come confessione, è la minor violenza possibile, la sola maniera di reprimere la violenza più grave, quella del silenzio primitivo e pre-logico, di una notte inimmaginabile che non sarebbe neppure il contrario del giorno, di una violenza assoluta che non sarebbe neppure il contrario della non-violenza: il nulla o il nonsenso puri. Il discorso si sceglie dunque violentemente contro il nulla e il non-senso puri e, nella filosofia, contro il nichilismo". jacques derrida, la scrittura e la differenza, violenza e metafisica.
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