magris sulla costituzione
ma, al di là delle doverose considerazioni di ordine pratico, è bene che un paese dalla memoria corta si ricordi cosa è la costituzione. per questo, riporto uno stralcio dell'articolo di claudio magris, il bene comune degli italiani, pubblicato sul corsera il 22 giugno.
"Al di là di tale sia pur acceso scontro su alcuni articoli, in questo Referendum è forse in gioco qualcosa di più alto. Lo scontro più radicale è quello che oppone coloro i quali considerano la Costituzione un valore essenziale, eventualmente da ritoccare ma sostanzialmente da mantenere, e coloro i quali vogliono sbarazzarsene, come rivelano la riforma proposta dal centrodestra e lo spirito che la anima. A leggere i lavori della Costituente, si resta impressionati dal travaglio e dalla qualità intellettuale dei contributi di coloro che, di centro, di sinistra e di destra, portarono alla sua elaborazione e alla sua approvazione con il 90 per cento di voti. Quella discussione è uno dei momenti più alti della nostra storia e dovrebbe almeno insegnare che una modifica sostanziale dovrebbe passare attraverso una riflessione e un consenso altrettanto significativi e non già venire discussa e approvata come una delle tante leggi o leggine ordinarie. Questo vale per la riforma del centrodestra e ugualmente per quelle modifiche che domani proporrà il centrosinistra, perché la Costituzione non appartiene ad alcuna parte politica, ma può e deve essere intesa quale fondamento comune da tutti gli italiani. Certamente essa è sorta da una gravissima scissione del Paese, da quella guerra civile che è stata la lotta tra l'antifascismo e il fascismo che aveva portato l'Italia alla dittatura, alla guerra, alla disfatta e alla mutilazione anche territoriale del Paese, come sappiamo soprattutto noi dei confini orientali. Ma la Costituzione ha sanato quella tragica scissione, di cui tutti siamo vittime e insieme corresponsabili, perché, diceva Croce, non possiamo separarci né nel bene né nel male dalle vicissitudini della nostra Patria. Oggi la Costituzione è un fondamento per ogni forza politica; per Alleanza nazionale non meno che per i partiti che si richiamano alla Resistenza, perché ha permesso e forgiato sessant'anni di vita comune: grande spazio della vita mortale, direbbe Tacito. Naturalmente, anche la Costituzione, come i Dieci Comandamenti, può essere usata scorrettamente. Ad esempio, ho sempre trovato abusiva, ormai molti anni fa, la formula del cosiddetto «arco costituzionale» che escludeva a priori, quasi per decreto divino, alleanze politiche di governo con il Movimento sociale, che aborrivo per tanti suoi atteggiamenti barbarici (fra l'altro lesivi, col loro insensato sciovinismo, degli interessi nazionali specialmente nelle mie terre di confine) ma che, quale partito ammesso legalmente e liberamente votato dai cittadini, non consideravo appestato. Si è anche detto che a diventare fondamentalisti della Costituzione sono stati soprattutto i comunisti per darsi, grazie al contributo di lotta e di sangue da essi pagato alla caduta del fascismo e dunque alla nuova Italia nata con la Costituzione, una legittimità politica. Ma, a prescindere da ogni altra considerazione, appellarsi oggi, affrontando i problemi di oggi, all'anticomunismo è disonesto e falso, come lo è l'appellarsi all'antifascismo; chi, in questo referendum, tira in ballo il fascismo o il comunismo è un mestatore che mente. La Costituzione è di tutti; non è un caso che a volersene rozzamente sbarazzare come di un decalogo incomodo siano soprattutto forze politiche estranee al travaglio che ha generato la nostra storia conflittuale ma comune, come Forza Italia, che è un po' ridicolo immaginare quale parte comunque costituente, e la Lega, nata proprio per disgregare quell'unità del Paese garantita dalla Costituzione e che infatti si compiace di agitare, anche se solo per gioco, lo spauracchio della secessione. Nulla è immutabile; fin dai tempi dei Greci, le leggi venivano scritte pure per essere sottoposte alle verifiche e alle eventuali correzioni della storia. Ma vi sono leggi specifiche da aggiornare secondo il mutare delle situazioni e vi sono fondamenti della vita comune di lunga durata, il cui mutamento esige una consapevolezza particolare, non succube delle vicende quotidiane."
Labels: giornalismo, parole, politica
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