Monday, November 27, 2006

Александр


"You may succeed in silencing me but that silence comes at a price. You have shown yourself to be as barbaric and ruthless as your most hostile critics have claimed. You have shown yourself to have no respect for life, liberty or any civilised value. You have shown yourself to be unworthy of your office, to be unworthy of the trust of civilised men and women. You may succeed in silencing one man but the howl of protest from around the world will reverberate, Mr Putin, in your ears for the rest of your life. May God forgive you for what you have done, not only to me but to beloved Russia and its people. "

Alexander Litvinenko, 21 novembre 2006

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l'intrigo di pollicino


se berlusconi è diabolico come si dice (diliberto ha detto che berlusconi è capace di tutto), non capisco come mai abbia architettato un complotto elettorale golpista senza poi restare a palazzo chigi... deaglio a questa domanda risponde arrampicandosi sugli specchi: in fondo è riuscito comunque a mettere in difficoltà prodi ottenendo la quasi parità al senato. intanto, anche se dopo un infinito teatrino, la maggioranza ha approvato la finanziaria senza la fiducia. i lavori vanno avanti lo stesso, non so che vittoria sia questa per silvio. deaglio farà una vagonata di soldi grazie all'antiberlusconismo a oltranza, nessuno si fermerà a pensare che se si progetta un complotto, sia che riesca sia che fallisca, si fa in modo che non si possa dimostrare. non credo che berlusconi sia così cretino da aver lasciato le mollichine per far ripercorrere ai giornalisti la strada della cospirazione antidemocratica.

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Saturday, November 18, 2006

e voi dove eravate?

alcuni passi dell'articolo che roberto saviano ha pubblicato sull'ultimo numero de l'espresso.

"Pierluigi Vigna, quando era procuratore nazionale Antimafia, dichiarò che era di 100 miliardi di euro il profitto annuale dei maggiori gruppi criminali italiani. Una cifra che lo stesso procuratore segnalò essere riscontrata per difetto. Nessuno tremò per questa cifra. Nessuno trema se la Germania segnala che negli ultimi anni 90 milioni di euro sono stati investiti dalla 'ndrangheta nel settore turistico e immobiliare. Nessuno trema nel pensare che la più grande azienda italiana è formata dalla camorra, dalla 'ndrangheta, da Cosa Nostra e dalla Sacra Corona Unita. E anche se qualcuno inizia a tremare, sembra che riesca a farlo solo per qualche giorno, per qualche settimana, fino a quando i fatti inanellati in cronaca di emergenza non vengono soppiantati da emergenze nuove. D'improvviso mi sono fermato in questi giorni, fermato da una sorta di ansia, e anche una sorta di svuotamento, quando vedevo un'attenzione a una terra, costante, che desideravo ci fosse stata da sempre, prima che galleggiassero in superficie gli elementi del disastro. E giravo intorno a una domanda rivolta a una potenza impersonale che ha gli occhi dei media, la testa della politica e le sembianze di me stesso: Ma dov'eravate? Dov'eravate quando si ammazzavano due persone al giorno. Dov'eravate quando si concludeva il processo Spartacus presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) - 21 ergastoli e oltre 500 anni di reclusione, più di sette anni di dibattimento passati in silenzio sulla stampa nazionale. Dov'eravate quando i magistrati, come Raffaele Cantone, portavano avanti indagini che dimostravano chiaramente che erano l'Emilia Romagna e Roma i centri degli affari del clan dei Casalesi, dov'eravate quando Tano Grasso attraversava in lungo e in largo la Campania, cercando di raccogliere forze, persone, associazioni in una battaglia alle vecchie e nuove forme di racket e controllo del territorio. Dov'eravate quando giornalisti della mia terra venivano sistematicamente minacciati, come Rosaria Capacchione che entrò nel mirino dei clan a causa dei suoi articoli - secondo il pentito Luigi Diana - venne condannata dal boss Vincenzo De Falco, fratello del mandante dell'omicidio di don Peppino Diana, ma il boss fu eliminato prima di realizzare il suo piano, quando Enzo Palmesano riceveva proiettili nella cassetta della posta per il suo impegno di cronista contro i clan mafiosi presenti nell'Agro-caleno. Dov'eravate quando qui crepavano innocenti, come Attilio Romanò, colpevole di essere dipendente di un negozio che i clan hanno creduto essere ascrivibile a un parente lontano di un camorrista, quando nel 2002 spararono in faccia a un sindacalista, Federico Del Prete, e la notizia neanche giunse sulla stampa nazionale. (...) Prima che me ne andassi dai Quartieri Spagnoli, vedevo che i clan del centro storico meno potenti si stavano riorganizzando. E il primo passaggio è stato quello di ritornare sul territorio, negozi, magazzini, salumerie, le nuove leve dei clan stanno invece pensando a come tornare ad apparire mediaticamente i più temibili, divenire nuovamente quelli appartenenti al quartiere che più fa paura: "Dobbiamo far vedere a quelli di Scampia che noi siamo i peggio". Il medesimo stile che sta facendo comprare a moltissimi ragazzi dell'area nord di Napoli lo scooter T-max perché usato dalle paranze di fuoco dei Di Lauro per la parte maggiore degli agguati, una sorta di cavallo meccanico dell'apocalisse. Ma la loro ferocia è la medesima di chiunque possa considerarla uno strumento per crescere economicamente, iniziare un percorso nel mercato. L'ossessione del divenire commercianti e imprenditori, e di considerare lecita ogni forma per raggiungere una meta, l'ossessione che, rendendoli rivali, accomuna non solo i quartieri storici del centro alle periferie e ai paesi del hinterland, ma apparenta Napoli a Mosca o a Rio de Janeiro e mette in relazione le bande che rubano ed estorcono con l'uso di una violenza spropositata, strafatta, adrenalinica con le gang che dilagano per il Centro e Nordamerica, in Africa, in ogni altra parte del mondo. È questo, qui e altrove, che rende la ferocia un arnese del successo. È questo ciò che viene occultato quando si usano ancora parole come 'plebe', 'lazzari' o 'subculture'. Si parla di subculture, ma la musica dei neomelodici viene ascoltata in tutto il Mezzogiorno, anzi in tutta Italia, e alcune delle loro canzoni, tra cui quelle scritte da Lovigino Giuliano, il boss di Forcella, entrano nella hit parade, rimbalzano nei villaggi turistici, finiscono in tv come se fossero esistite da sempre e per tutti. Plebe è parola che tiene a distanza, che esprime il rifiuto di annusare, di fissare da vicino qual è la forza, la logica, ma anche le contraddizioni, le vulnerabilità, le violente trasformazioni che subiscono coloro che si trovano così definiti, parola che la letteratura per istinto vitale rigetta come chi non vuole farsi curare la febbre coi salassi. Plebe perché sembra impossibile che le gang che fanno rapine siano altro che una forza oscura che contamina la città con la paura e la ferocia, perché sembra impossibile che la contaminazione non conosca limiti di classe, perché sembra molto più rassicurante individuare una direzione unica del contagio in corso. Ma quando i boss scrivono libri, discettano di psicoanalisi, investono in opere d'arte, quando fanno crescere nuove leve istruite alle università, quando si dimostrano capaci di gestioni e investimenti sofisticati, di strategie economiche lanciate su scala mondiale, come è possibile non vedere che sono altro di quel che è sempre stato, non accorgersi che la loro vittoria in queste e simili terre ha un peso e una forza d'attrazione quasi irresistibile? (...) Ad oggi sembra esserci ancora nell'aria il sapore amaro delle parole di Antonino Caponnetto, quelle pronunciate dopo la morte di Paolo Borsellino: "È tutto finito". Ma per la scrittura non è mai tutto finito, la scrittura si alimenta della possibilità di equiparare veleno e zucchero, assaggiare come stanno le cose al di là di ogni categoria, al di là del buono e del malamente, con l'unica certezza che la rabbia espressa vale più di qualsiasi cosa e più del silenzio. Si racconta, come una leggenda, ciò che disse don Peppino Diana, il prete ucciso dalla camorra nel 1994, una volta mentre celebrava un funerale e le stesse parole furono poi di don Tonino Bello. Don Peppino era stanco di celebrare funerali in una terra che aveva il primato per morti ammazzati e morti bianche sul lavoro. Iniziò così la sua provocazione: "A me non importa sapere chi è Dio". Non è difficile immaginare il brusio delle navate di una chiesa di paese che sente pronunciare tali parole roventi: "Mi importa sapere da che parte sta". Avere una parte, essere in grado di capire ancora che natura ha un paese, in che condizioni si trova, come avvicinarlo con uno sguardo che voglia vedere, vedere per capire, per comprendere e per raccontare. Prima che sia troppo tardi, prima che tutto torni ad essere considerato normale e fisiologico, prima che non ci si accorga più di niente."

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Friday, November 17, 2006

la coppola del prestigiatore


ospite d'onore di santoro ieri sera è stato il presidente della regione sicilia, salvatore cuffaro. che le sue risposte e i suoi commenti al filmato sarebbero stati la solita cantilena dell'amministratore onesto, che ha a cuore la sua gente, che si sacrifica per la sua terra e che non teme il giudizio della magistratura, lo si sapeva già. e sapevo già che non ci avrei creduto. ma in studio c'era anche benny calasanzio. se ricordate, qualche mese fa pubblicai la lettera che ha scritto a cuffaro. la sua richiesta era che totò vasa vasa smettesse di atteggiarsi a paladino dell'antimafia perchè è in attesa di giudizio per mafia e favoreggiamento. a benny questo non va giù, nessuno di noi dovrebbe sopportare una cosa del genere, figuriamoci se tuo nonno e tuo zio sono stati uccisi dalla mafia solo perché lavoravano e si rifutavano di pagare il pizzo. benny ha anche ricordato che cuffaro ha sguinzagliato una pattuglia di controllo del web alla ricerca di calunnie che lo offendano, e che ciò che cuffaro ricaverebbe come risarcimento dalle eventuali cause legali, sarebbe devoluto alle famiglie delle vittime della mafia. fuori da ogni logica. la risposta di totò è stata: "sapete perché il signor benny è così arrabbiato? perché la prefettura ha negato a sua zia (vedova di paolo borselllino, zio di calasanzio) l'indennità economica in quanto vittima della mafia!". ha sventolato trionfante il documento come fa il prestigiatore col coniglio estratto dal cilindro. e così come il prestigiatore sa che il suo pubblico resterà sorpreso dal suo numero perché lui non spiegherà il trucco, cuffaro sbandierava il suo coniglio tirato fuori dalla coppola perché sapeva che calasanzio non avrebbe avuto con se le carte processuali che spiegano questa indecenza. (mi chiedo dove fosse santoro, l'unico che poteva dare a benny spazio per la replica). ma le perle di totò non sono finite qui: ha indossato una coppola perché "la mafia va smitizzata" e ha insistito per regalarla a santoro in pieno le-farò-un'-offerta-che-non-potrà-rifiutare style. ha difeso lo stipendio astronomico di felice crosta, commissario regionale alle acque e ai rifiuti, come un onorario che la regione deve potersi permettere se vuole avere gente competente che la amministri. poco importa se poi gli amministrati non hanno servizi che funzionano e molti di loro non hanno neanche un lavoro. ma il dulcis in fundo è stata la risposta alla domanda di santoro: se verrà condannato per mafia si dimetterà? "se dovessi essere condannato in primo grado nel processo in cui sono imputato per favoreggiamento aggravato alla mafia mi dimetterei e andrei a fare il mio mestiere". !!!! in quel caso, caro cuffaro, non torneresti (almeno non dovresti) a fare il tuo mestiere, andresti in galera. e poi: se verrà condannato per favoreggiamento semplice? "non mi sembra quello un reato grave. è la mafia che è contro la mia storia e la mia cultura." a cuffaro una domanda e un memorandum sul senso civico: in quale cultura il favoreggiamento semplice alla mafia non è un reato grave e incompatibile con un ruolo istituzionale? tutti i siciliani avrebbero dovuto scriverle quella lettera e far sentire la propria indignazione, tutti i siciliani onesti sono vittime della mafia ogni giorno: gli studenti che vanno fuori perché qui non c'è futuro, i lavoratori migranti, i malati negli ospedali, gli abitanti dei ghetti come lo zen di palermo, i ragazzini e i padri di famiglia, i pesci piccoli, costretti a spacciare o rubare per portare il pane a casa. non solo i morti ammazzati, che comunque sono i morti di tutti e sono morti per tutti noi. a benny calasanzio tutta la mia solidarietà, dobbiamo essere fieri di non essere come cuffaro.

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Friday, November 10, 2006

8 x 3000


un terzo dell'8 per mille che gli italiani hanno deciso di devolvere a sociale, terzo mondo e cultura è stato utilizzato come finanziamento della missione antica babilonia in iraq, 3000 uomini circa. ora che natale si avvicina propongo di regalare gomitoli di lana ai gentiluomini parlamentari, così possono allungare la coperta, sempre troppo corta (tranne che per i loro stipendi).

piccola nota sulla vignetta di vauro. non condivido il modo in cui è stato disegnato il soldato, non credo affatto che le truppe sapessero della furbata degna dello sceriffo di nottingham. e al bambino, vauro avrebbe dovuto affiancare il david di michelangelo e un volontario di una onlus. troppo facile calcare la solita immagine del soldato cattivo e guerrafondaio. è comunque l'immagine più adatta che abbia trovato.

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indietro tutta

la finanziaria passerà in parlamento e saranno approvati i suoi scandalosi tagli alla ricerca e alle università, già alle prese con seri problemi di bilancio (il mio professore di storia dell'estetica porta da casa il gesso che usa a lezione). inutile sperare che la maggioranza dei parlamentari rifiuti di votare questa legge, seguendo l'esempio della montalcini, tanto loro sono già arrivati e non gliene frega niente se l'università italiana cade a pezzi, è piena di professori cariatidi, gli studenti migliori ce li soffiano all'estero dopo che abbiamo pagato la loro formazione e i giovani restano precari a vita. siamo un paese retto da caproni provinciali e raccomandati e affonderemo cantando o sole mio.

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Wednesday, November 08, 2006

il rosa nel pugno


tra liti e psicodrammi si è concluso il congresso dei radicali. due meriti e due critiche: il coraggio di lavare i panni sporchi in pubblico come non si fa in nessun altro partito italiano, forse però necessario per acquistare visibilità; la nomina del tridente di comando tutta al femminile (segretaria rita bernardini, elisabetta zamparutti tesoriera e maria antonietta farina coscioni presidente), unico caso della politica italiana, forse un pò troppo politically correct, in barba alla contrarietà radicale alle quote rosa.

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come si può non studiare filosofia?


"una considerazione biologica dell'uomo non consiste nel paragonare la sua physis con quella dello scimpanzé, bensì nel rispondere a questa domanda: in qual modo è vitale quest'essere incomparabile, per essenza, con qualsivoglia animale? infatti, già l'apertura al mondo, se vista in questa prospettiva, è in linea di principio un onere. l'uomo è soggetto a una profusione di stimoli assolutamente estranea alla natura animale, è soggetto alla piena "senza scopo" di impressioni che lo raggiungono e che egli deve in qualche modo padroneggiare. non gli sta di fronte un ambiente in cui i significati siano articolati e istintualmente ovvi, ma un mondo - ossia, in termini negativi, un campo di sorprese, dalla struttura imprevedibile, che va elaborato, cioè esperito, con circospezione e prendendo ogni volta misure e provvedimenti. già qui si prospetta un compito di grande rilievo fisico e vitale: l'uomo deve trovare a se stesso degli esoneri con strumenti e atti suoi propri, cioè trasformare le condizioni deficitarie della sua esistenza in possibilità di conservarsi in vita."

arnold gehlen, l'uomo. la sua natura e il suo posto nel mondo.

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