Sunday, July 30, 2006

ruokkalusikka goes on holiday


tempo di saluti estivi. come avrete notato, gli ultimi post sono articoli di altri. questo non sminuisce il loro valore, nè il mio interesse per quei temi, nè il mio consenso a quelle idee. indica solo che la vera vacanza è alle porte e la pigrizia aumenta:) se avrò tempo e possibilità, tornerò qualche volta nel mese di agosto. nel frattempo, date un'occhiata ai post pubblicati finora. ci rivediamo a settembre!

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pansa e le rovine del reame unionista


giampaolo pansa commenta i primi mesi di governo dell'attuale maggioranza (da l'espresso).

Lunedì 24 luglio, il direttore dell''Unità', Antonio Padellaro, ha chiuso l'editoriale con una domanda all'Unione: "Su che cosa siete d'accordo?". Su quasi niente, mi viene da rispondere. È sufficiente leggere qualche giornale per capire a che punto è la notte per la maggioranza di governo. Una notte buia e tempestosa, come diceva Snoopy, il cane di Charlie Brown. Per di più arrivata con un anticipo catastrofico rispetto alle speranze degli elettori. Che a soli tre mesi dalla vittoria, osservano furibondi il panorama di rovine attorno a Palazzo Chigi. A questo punto, mi par di sentire un amico che è solito raccomandarmi prudenza. Mettiti una mano sulla coscienza, mi suggerisce. Hai votato per l'Unione? Hai stima di Romano Prodi? Non vuoi veder tornare Berlusconi o qualche suo sosia? Allora abbassa i toni. Non affondare il ferro nelle tante piaghe. Gli rispondo: hai ragione, dovrei provarci. Però come faccio a chiudere gli occhi su quello che sta accadendo? E quel che accade mi avverte che l'Unione si sta sfasciando. Non per colpa di questo o quel partito, ma per un vizio di fondo che il Bestiario aveva intravisto e denunciato molto per tempo. Il vizio non è di essere un'alleanza fra diversi, condizione normale in tutte le coalizioni. No, la nostra Unione è un'alleanza fra opposti. Ossia fra partiti che leggono e affrontano i problemi italiani in modi conflittuali. Anzi, alcuni di questi partiti ringhiano che è proprio il conflitto, e non l'accordo, il sale dell'Unione. Posso citare, senza il timore di dare scandalo, un editorialista del 'Giornale'? È Renzo Foa. Lo stesso giorno della domanda di Padellaro, ha scritto che l'Unione ha un 'difetto di fabbrica', molto difficile da eliminare. Prima del voto, il 'difetto' non emergeva con la chiarezza brutale di oggi. Ma Prodi lo sospettava già. Quando, nell'intervista per 'L'espresso', gli chiesi se si sentiva in grado di comandare un esercito "tanto composito e rissoso", la risposta fu quella obbligata per un leader al culmine della battaglia elettorale. Disse: abbiamo un programma condiviso, se i miei mi fanno cadere, anche il governo cade e si torna a votare, i partiti dell'Unione resteranno tranquilli perché nessuno verrà emarginato, non mi piace mediare, voglio governare, nel Consiglio dei ministri non si discuterà, ma si deciderà.
Riletta oggi, quella risposta di Prodi ha il suono accorato di un'intenzione boicottata. Oggi l'Unione mi ricorda la Dc dell'epoca tarda: divisa in fazioni tutte protese a comandare. E che si guardano in cagnesco. Non solo senza stimarsi, ma disprezzandosi. È una condizione tragica soprattutto al Senato, dove la maggioranza è tanto anoressica da non essere per niente 'sexy', come la giudica il Professore. Sull'Afghanistan siamo rimasti appesi al cappio di una decina di senatori che, per giorni e giorni, hanno imperversato sui quotidiani. Una paginata dell''Unità' è stata spesa per registrare i puntigli di questi velleitari padrini della patria. Dai moniti del Malabarba su Prodi "aspirante suicida" ai bruschi richiami del Villone sul "bipolarismo paranoico". Sino alle angosce di Franca Rame: "Dirò di sì con il sangue agli occhi, ma Luca Casarini mi tirerà le uova". Poi il dilemma fantozziano sul sesso degli angeli: voto di fiducia no (Marini), voto di fiducia sì (il Parolaio Splendido Splendente), voto di fiducia forse (Prodi). Quindi lo scontro sull'indulto, con Di Pietro che si 'congela' come ministro e combatte contro il governo di cui fa parte. Dichiarandosi "offeso, violentato, quasi seviziato". I mastelliani gli replicano: "Stai raccattando i nostri esclusi. Sei l'Italia dei Portavalori". Dai corruttori e dai falsificatori di bilanci, liberandi o no, la rissa si estende agli embrioni. Se Bonino e Mussi la pensano in un modo, subito dieci deputati e senatori cattolici dell'Ulivo gli danno addosso, insieme all'Udeur di Mastella. E ancora: se Enrico Letta chiede che la maggioranza venga allargata al gruppo di Casini, il rifondarolo Giordano lo stoppa, strillando contro "la deriva centrista". Un suo compagno di partito, il ministro Ferrero, trova "auspicabile" che possa esserci lo sciopero generale contro la futura finanziaria dell'Unione. Persino l'araba fenice del Partito democratico genera dissensi radicali. Fassino lo vorrebbe dentro il Partito socialista europeo. Rutelli e Marini gli replicano: mai e poi mai. Alla fine di questa visita angosciata alle rovine unioniste, capita d'imbattersi in una cupa profezia del margherito Castagnetti: "Si avvicina il momento in cui Prodi dovrà chiedere ai responsabili dei partiti se ci sono le condizioni per governare". A questo punto siamo? Spero di no, ma temo di sì. E insieme a tanti elettori del centro-sinistra, mi scopro sdegnato. Come quello che a Positano, al passaggio di Prodi in maglietta azzurra da maratoneta, gli ha gridato: "Vi abbiamo votato. Adesso non fregateci!". Siamo sicuri che la fregatura non ci sia già?

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ali rotanti e code di gallo


ahmadinejad ha vietato l'uso di parole straniere in iran. elicottero, per esempio, si dirà ali rotanti... da noi ci aveva pensato benito, quando cocktail si diceva coda di gallo...

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il fascismo con la kefiah

ancora un altro stralcio di un reportage di bernard-henri lévy sulla guerra in medioriente.

Oggi, 17 luglio, è l'anniversario dello scoppio della guerra di Spagna. Sono passati settant'anni dal putsch dei generali che diede l'avvio alla guerra civile, ideologica e internazionale voluta dal fascismo dell'epoca. E non posso non pensarci, non posso non fare l'accostamento mentre atterro a Tel Aviv. La Siria dietro le quinte... L'Iran di Ahmadinejad pronto all'azione. L'Hezbollah di cui tutti sanno che è un piccolo Iran, o un piccolo tiranno, che non ha esitato a prendere in ostaggio il Libano. E come sfondo, il fascismo con il volto dell'integralismo islamico, quel terzo fascismo che, come tutto indica, sta alla nostra generazione come l'altro fascismo, poi il totalitarismo comunista, stavano a quella dei nostri padri.Fin dal mio arrivo, fin dai primi contatti con i vecchi amici che dal 1967 non avevo mai visto così tesi né così ansiosi, fin dalla mia prima conversazione con Denis Charbit, militante nel campo della pace, il quale non dubita della legittimità di questa guerra di autodifesa imposta al suo Paese, fin dal primo incontro con Tzipi Livni — la giovane e brillante ministro degli Esteri che tanto contribuì a convincere Ariel Sharon a evacuare Gaza e che ora trovo stranamente disorientata davanti a una geopolitica nuova e sotto molti aspetti indecifrabile per intelletti formati sulle categorie standard del conflitto «arabo-israeliano» tradizionale — sento che nella storia delle guerre d'Israele c'è in gioco qualcosa d'inedito. Come se, appunto, non fossimo più molto sicuri di essere limitati all'ambito d'Israele. Come se il contesto internazionale, il ruolo, ancora una volta, dell'Iran e del suo braccio armato Hezbollah dessero a tutta la faccenda un profumo e prospettive inediti. Prima di salire verso il fronte nord, ci dirigiamo subito verso Sderot, la città martire di Sderot, alla frontiera di Gaza in guerra con gli alleati Hamas di Hezbollah... Eh sì, la città martire! Le informazioni che giungono dal Libano sono così terribili, l'idea stessa delle vittime civili libanesi è così insopportabile per la coscienza e il cuore, le inquadrature, le immagini del Sud di Beirut bombardata, passate e ripassate di continuo, sono diventate così perfettamente sistematiche che è difficile immaginare, lo so, che anche una città israeliana possa essere una città martire. Eppure... Le strade vuote... Le case sventrate o crivellate da schegge di granate... La montagna di razzi esplosi depositati nel cortile del commissariato centrale, che sono caduti nelle ultime settimane... Oggi, la pioggia di altre granate che si è abbattuta sul centro della città, obbligando le poche persone che avevano l'intenzione di approfittare della brezza estiva a ridiscendere nelle cantine... Poi, religiosamente appuntate su un pannello di tessuto nero nell'ufficio del sindaco, Eli Moyal, le foto di quindici giovani, alcuni bambini, morti negli ultimi tempi sotto il fuoco degli artificieri palestinesi...[...] Gli israeliani non sono dei santi. Ed è evidente che sono capaci, in una situazione di guerra, di operazioni, manipolazioni, dinieghi machiavellici. Eppure, un segno indica che questa guerra qui non l'hanno voluta ed è caduta loro addosso come una cattiva sorte. Questo segno è la scelta, al posto di ministro della Difesa, dell'ex militante di La Paix Maintenant, «Pace adesso», che da sempre ha aderito alla causa della spartizione della terra con i palestinesi, dirigente della centrale sindacale Histadrouth e assai meglio preparato, in linea di principio, a fare scioperi che a fare la guerra: è Amir Peretz. «Stanotte non ho dormito», comincia, pallidissimo, gli occhi arrossati, nel piccolo ufficio dove ci riceve, insieme con l'editorialista di Haaretz, Daniel Ben Simon; ufficio che non è nel Ministero ma nella sede del Partito laburista. «Non ho dormito perché ho passato la notte ad aspettare notizie di un'unità di nostri ragazzi caduti, ieri pomeriggio, in un'imboscata, nel settore libanese...». Poi, dopo che un giovane aiutante, pure lui dall' aspetto di militante sindacale, gli ebbe teso e poi ripreso un telefono da campo da cui il ministro aveva ascoltato, senza una parola, gli occhi bassi, gli spessi baffi tremolanti per un'emozione mal controllata, le notizie che aspettava: «Non diffondete subito, per favore, perché le famiglie non sono al corrente; ma tre di loro sono morti e non sappiamo nulla del quarto, è terribile...». In quarant'anni, sono parecchi i ministri della Difesa di Israele che ho conosciuto. Da Moshe Dayan a Shimon Peres, Itzak Rabin, Ariel Sharon e altri ancora, ho visto succedersi eroi, semieroi, strateghi geniali e di talento e persone abili. Quello che non avevo mai visto è un ministro, non certo così umano (che la vita di un qualsiasi soldato abbia un prezzo inestimabile è una costante nella storia del Paese), né così civile (neanche Shimon Peres, dopotutto, aveva un vero passato militare), ma così poco formato, in compenso, a comandare un esercito in tempi di guerra (la sua prima decisione, fatto unico negli annali, non fu forse di amputare del 5% il budget del proprio ministero?), quello che non avevo mai visto è un ministro della Difesa che corrisponde così esattamente alle famose parole di Malraux sui comandanti del miracolo che «fanno la guerra senza amarla» e che, proprio per questa ragione, «finiscono sempre per vincerla». Amir Peretz, come i personaggi di André Malraux, vincerà. Ma il fatto che sia stato nominato indica che Israele, dopo i ritiri dal Libano e da Gaza, pensava di entrare in una nuova era, dove occorreva preparare la pace, non la guerra...[...] Risalire verso Avivim. Poi, da Avivim fino a Manara, tenuta dagli israeliani, dove hanno installato, in un circo di duecento metri di diametro, un campo di artiglieria con due cannoni montati su cingolati che bombardano, dall'altra parte della frontiera, gli arsenali, il comando e i lanciarazzi di Maroun al-Ras. Tre cose qui mi colpiscono. L'estrema giovinezza degli artiglieri: vent'anni; forse diciotto; la loro aria stupefatta quando parte il colpo, come se ogni volta fosse la prima; i loro scherzi da ragazzi quando l'amico non ha avuto il tempo di otturarsi le orecchie e la detonazione lo stordisce; poi, al tempo stesso, il lato grave, compreso, di chi si sa agli avamposti di un dramma immenso, e che lo sconcerta. L'aspetto indolente, stavo per dire trasandato, e l'aria sfaccendata di una piccola compagnia che mi ricorda irresistibilmente il gioioso caos dei battaglioni di giovani repubblicani descritti, ancora una volta, da André Malraux: un esercito più simpatico che marziale; più democratico che sicuro di sé e dominatore; un esercito che qui, in questo caso, mi pare agli antipodi dei battaglioni di bruti, o di Terminators senza principi né pietà, che tanto spesso hanno descritto i grandi mass media europei.
Poi quello strano veicolo, esteriormente simile a due cannoni autotrasportati, ma posteggiato in disparte e che non spara: questo terzo veicolo è una sala macchine mobile, dove si entra, come in un sommergibile, da una torretta e una scala esterna; dentro vi sono sei uomini, certi giorni sette, che si danno da fare attorno a una batteria di radar, computer e altri apparecchi di trasmissione il cui ruolo è di raccogliere informazioni per poi determinare i parametri di tiro da trasmettere agli obici; la verità è che all'origine del fuoco israeliano c'è un vero e proprio laboratorio di guerra dove soldati-scienziati, col naso incollato agli schermi, tentando d'integrare i dati più imponderabili che arrivano dal campo, sviluppano un'intelligenza ottimale per calcolare la distanza del bersaglio, la sua rapidità di spostamento e, last but not least, il grado di prossimità di civili: almeno qui, ne sono testimone, l'obiettivo prioritario è di evitarli. Con David Grossman c'incontriamo in un ristorante all'aperto di Abu Gosh, davanti ai monti di Gerusalemme, che mi sembra un Eden dopo l'inferno degli ultimi giorni: sole sfolgorante, rumore d'insetti che non è più quello degli aerei né dei cingolati dei carri armati, un soffio di spensieratezza, un venticello leggero.... Parliamo del suo ultimo libro che è una rilettura del «mito di Sansone». Di suo figlio, appena arruolato in un'unità di carristi e per il quale sento che trema. Commentiamo una statistica che ha letto e lo preoccupa: secondo l'articolo, quasi un terzo di giovani israeliani avrebbero perso la fiducia nel sionismo e ricorrerebbero a certe astuzie per farsi esentare dal servizio militare. Poi naturalmente discutiamo della guerra, e del grandissimo malessere in cui, come gli altri intellettuali progressisti del Paese, sembra averlo fatto sprofondare... Da un lato, mi spiega Grossman, c'è la vastità delle distruzioni, il rischio dell'avvampare di una guerra civile in Libano; c'è l'errore di essersi imposti un traguardo così arduo (distruggere Hezbollah, rendere le loro infrastrutture e l'esercito innocui...) che persino una mezza vittoria rischia, giunto il momento, di avere il profumo di una sconfitta. Ma, dall'altro, c'è l'attacco sorpresa di Hezbollah contro un Paese, Israele, che si era successivamente ritirato dal Libano e poi da Gaza; c'è il diritto d'Israele, come di qualunque altro Stato del mondo, a non rimanere con le mani in mano di fronte a un'aggressione così folle, immotivata, gratuita; c'è il fatto, insiste, che il Libano è il Paese d'accoglienza di Hezbollah, il suo alleato; un Paese, al tempo stesso, al cui governo Hezbollah partecipa pienamente. Dall'altro lato, dunque, c'è il fatto che la risposta israeliana non poteva esser portata se non sul suolo libanese... Osservo David Grossman. Scruto il suo bel volto di ex bambino prodigio della letteratura israeliana invecchiato troppo presto e divorato dalla malinconia. Non è soltanto uno dei grandi romanzieri israeliani odierni. E' anche, con Amos Oz, Avraham Yehoshua e qualcun altro, una delle coscienze morali del Paese. E credo che la sua testimonianza, la sua fermezza, il suo non cedere sulla giustezza della causa d'Israele dovrebbero convincere gli animi più perplessi. Infine, Shimon Peres. Non volevo terminare questo viaggio senza andare, come ogni volta, ma stavolta più che mai, da Shimon Peres. E' Daniel Saada, un amico di altri tempi, membro fondatore di Sos Razzismo, stabilitosi in Israele e diventato anch'egli suo amico, a portarmi da lui. «Shimon», come tutti lo chiamano qui, ha 84 anni. Ma non ha perso nulla della sua prestanza. Né del suo magnifico aspetto di principe-abate del sionismo. Ha sempre lo stesso viso, grande fronte e grandi labbra, che sottolinea l'autorità melodiosa della voce. A momenti, ho persino l'impressione che abbia voluto incorporarsi una leggera amarezza nel sorriso, un bagliore nello sguardo, un portamento e, talvolta, di accentuare le parole che non erano proprie ma del suo vecchio rivale Yitzhak Rabin. «Tutto il problema — comincia — è il fallimento di quello che uno dei vostri grandi scrittori chiamava la strategia da stato maggiore. Nessuno, oggi, controlla più nessuno. Nessuno ha il potere di fermare né di dominare nessuno. Di modo che noi, Israele, non abbiamo mai avuto tanti amici come adesso; amici che però, nella nostra Storia, non sono mai stati così inutili. Salvo...». Peres prega la figlia, una signora di una certa età che assiste alla conversazione, di andare, nell'ufficio vicino, a cercare due lettere di Abu Mazen e Bill Clinton. «Sì, salvo che voi li avete, gli uomini di buona volontà. I miei amici. Gli amici dei Lumi e della pace. Quelli che né il terrorismo né il nichilismo né il disfattismo porteranno mai a rinunciare. Noi abbiamo un progetto, sa... Sempre lo stesso progetto di prosperità, sviluppo condiviso, che finirà per trionfare... Ascolti...». Shimon ha fatto un sogno. Shimon è un giovane uomo di 84 anni il cui invincibile sogno dura, in effetti, da trent'anni e la presente impasse, lungi dallo scoraggiarlo, sembra misteriosamente stimolarlo. L'ascolto, dunque. Ascolto questo Saggio d'Israele spiegarmi che occorre simultaneamente «vincere questa guerra imposta», squalificare il «quartetto del male» costituito da Iran, Siria, Hamas e Hezbollah e aprire «vie di parola e di dialogo» che, un giorno o l'altro, finiranno pur per portare da qualche parte. Ascoltandolo, riudendo queste profezie vecchie ma che oggi, non so perché, mi sembrano avere un coefficiente nuovo di evidenza e di forza, mi metto a immaginare pure io la gloria di uno Stato ebraico che osasse, nello stesso tempo, quasi lo stesso gesto, dire e soprattutto fare le due cose: agli uni, ahimè, la guerra; agli altri, una dichiarazione di pace che, all'improvviso, non lascerebbe più scelta.

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Saturday, July 29, 2006

via fumagalli


non ci credevo. mentre mi addentravo tra le viuzze vicino la chiesa delle anime sante, cercando con monica un negozio di ceramiche, ho scoperto una cosa incredibile. a bagheria esiste una via fumagalli!!!!! fumagalli brambilla!!!!! prenda questa cadrega!!! ahahahahahahahahahahahahaha!!

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Thursday, July 27, 2006

chi si accontenta gode


ditemi a cosa è servito il vertice di roma sulla guerra in libano. non credo che qualcuno avrà realmente pensato di poter risolvere il problema in due giorni. e per favore, prodi si risparmi la favoletta dell'italia protagonista sulla scena della politica internazionale: siamo sempre la solita italietta che si vanta di aver organizzato il vertice di pace. appunto: solo organizzato. perchè per il resto è stato un fallimento annunciato, e ciò che è peggio è che romano e baffino lo vendono come un successo. ma de che? l'arte di sapersi accontentare.

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istinto di sopravvivenza


la camera ha approvato il provvedimento sull'indulto. subito i deputati e i vari ministri interpellati dai giornalisti si sono spesi per ricordare che da sempre si sono dichiarati favorevoli a questo atto di clemenza. molti, anche chi con la chiesa ha ben poco da spartire, hanno citato l'intervento di giovanni paolo II a montecitorio qualche anno fa. bello ripararsi dietro la gonnella papale quando si è privi di motivi seri e si sa di essere nel torto. di pietro e i suoi sono riusciti a evitare che questa porcata comprendesse anche i reati di usura, ma non sono riusciti a impedire che l'istinto di sopravvivenza della classe politica italiana emergesse con così poca dignità e riguardo per il volere dei cittadini. l'indulto si applicherà anche ai casi di scambio di voti di stampo mafioso. vezzo della democrazia italiana quello del "tu mi fai un favore e io ti voto" o viceversa. molti politici, soprattutto del sud, raccolgono voti clientelari di amici, che hanno suggerito ad amici, amici degli amici, di votare per tizio caio o sempronio... se non così, come si potrebbe votare in italia, come potrebbero sopravvivere sempre le stesse persone sulle poltrone parlamentari? mastella si è anche offeso perchè di pietro ha posto una questione morale che discriminerebbe tra favorevoli e contrari all'indulto. coda di paglia?
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piccola appendice dedicata alla sinistra che ha votato compatta l'indulto. continueranno a strumentalizzare tutte le manifestazioni antimafia anche dopo aver perdonato il sistema mafioso dello scambio dei voti. rifondazione in testa. complimenti.

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Tuesday, July 25, 2006

liberi tutti

il governo ha fretta di approvare il ddl sull'indulto, i voti di forza italia e udc assicurano che si arrivi ai due terzi dei deputati previsti dalla legge. an, lega e italia dei valori dicono no. chiamatelo giustizialista o come volete, stavolta di pietro ha ragione. io che non lo stimo, apprezzo la sua coerenza nel protestare contro questo provvedimento. i problemi strutturali dei penitenziari italiani non si risolveranno con un indulto, che semmai servirebbe a rinviare per l'ennesima volta una soluzione. nel calderone del liberi tutti, che comunque non comprende i reati di terrorismo, strage, banda armata, associazione mafiosa, sequestro di persona e pedofilia, finirebbero anche i vari tanzi (crac parmalat), cragnotti (crac cirio), ricucci e fiorani (scalate rcs e antonveneta). dopo tanta fatica per far passare la legge sul risparmio, è così che si ripagano i cittadini truffati e rovinati. bertinotti, sostenitore dell'indulto, sarà contento che insieme ai detenuti sconosciuti vengano rilasciati anche i soliti impuniti del sistema italia. non vorrei accanirmi su mastella, tifoso ultrà, ma, guarda caso, anche la banda di calciopoli lascerebbe il carcere. uscirebbe di galera anche previti (per la gioia di silvio&co). mi chiedo: se l'indulto fosse stato proposto dal centrodestra non si sarebbe forse gridato allo scandalo ad personam? in realtà, l'unione, che ha posto il veto agli emendamenti dell'italia dei valori per escludere dal provvedimento i reati finanziari, societari e di corruzione, ha anche lei i suoi scheletri nell'armadio: 17 parlamentari da "indultare". tra questi:

  • enzo carra (margherita), condannato a 1 anno e 4 mesi per false dichiarazioni al pm sulle tangenti enimont
  • sergio d'elia (rosa nel pugno), condannato a 25 anni per banda armata e concorso in omicidio per aver fatto parte del vertice di Prima Linea e aver partecipato alla progettazione dell'assalto al carcere fiorentino delle Murate, in cui fu ucciso, nel 1978, l'agente fausto dionisi
  • vincenzo visco (ds, attuale sottosegretario all'economia) per abusivismo edilizio

e l'indulto non era neanche nel programma dell'unione...

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Monday, July 24, 2006

la mia prima lode! e ora vacanza!!


finalmente esame di storia della filosofia! robi e io 30 e lode, sono troppo contenta per entrambe! adesso ci mancheranno il povero sognando beckham, mr potato, cotanta bellezza, non c'è, sua maestà, il turista della filosofia... siamo in vacanza, non posso crederci! sono entusiasta di quest'anno accademico, ho imparato cose interessantissime, ho avuto tanti stimoli nuovi e tante soddisfazioni di cui avevo tanto bisogno. la cosa più importante è stata poter condividere queste soddisfazioni con le mie colleghe-amiche, pupi roberta grace fabiana (e il nostro infallibile portafortuna antonio!). ci conosciamo da poco e abbiamo già tante cose che abbiamo vissuto insieme, non le dimenticherò mai, loro sanno che non è retorica. prossima meta: storia della filosofia antica il 22 settembre. prof mazzara trema perchè stiamo arrivando! nel frattempo seguo l'esempio del canuzzo della foto, anche se non metterò la camicia hawaiana, come piacerebbe a qualcuno...

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Sunday, July 23, 2006

connie corleone? tzé!


avete presente il matrimonio di connie, la figlia di don vito corleone, che apre il primo film della saga del padrino? insignificante e modesto in confronto all'evento che passerà negli annali del comune di ceppaloni, provincia di benevento: il matrimonio del figlio di mastella, pellegrino. io che pensavo che solo la russa avesse il vezzo dei nomi assurdi con cui battezzare i figli, comincio a pensare che, tutto sommato, geronimo sia più simpatico di pellegrino. tra gli invitati: mezzo governo (ma le facce di parisi, d'alema e fassino non erano proprio entusiaste), prodi e signora, l'amico fraterno diego della valle, arrivato in elicottero, e corrado ferlaino a rappresentanza del mondo del calcio (papà mastella avrebbe voluto anche cannavaro), katia ricciarelli per eseguire l'ave maria durante la cerimonia e baglioni per l'entertainment durante il ricevimento. solo due gli assessori del comune, di cui mastella è anche sindaco, chissà le malelingue... non solo per contenere gli invitati è stato necessario costruire una sala di 500mq, il villone faraonico non bastava, ma hanno asfaltato le strade di terra battuta, hanno arginato le sterpaglie con delle recinzioni, ritoccato e addobbato a festa le piazze. la sposa, alessia, figlia dell'ingenger camilleri, personaggio di spicco presso gli uffici regionali e particolarmente gradito dall'assessorato all'ambiente (udeur), lavora all'authority per le comunicazioni, guarda un pò, roccaforte udeur.
più che un matrimonio, un sontuoso happening politico-sportivo condito da scorte ministeriali, carabinieri e finanzieri a protezione della sposa, che sa tanto di autocelebrazione mastelliana. tanto che il prete ha detto agli sposi: "avete fatto il miracolo", la crème de la crème in un angolo sperduto del beneventano. l'importanza di chiamarsi mastella.

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nuova moda nei tribunali italiani


la giustizia italiana non funziona, chiunque, interpellato per strada ve lo direbbe. non credo che la pensino così i terroristi assolti dalla nostra magistratura. è successo di nuovo: dopo quell'idiota di clementina forleo, gip di milano che dichiarò legittimo il reclutamento in italia di aspiranti terroristi suicidi da inviare in iraq, è il turno di liviana gobbi, giudice di bologna. secondo lei il terrorismo a danno dei contingenti militari in afganistan è resistenza. due suggerimenti a queste donne. uno: andate a leggere qualche libro di storia. i nostri partigiani non uccidevano sistematicamente i propri connazionali come accade in iraq o in afganistan (gli episodi di violenza contro i collaborazionisti sono adesso oggetto di discussione critica, come è normale in democrazia). combattevano uniti nonostante le differenze ideologiche per la libertà di tutto il paese. non uccidevano di certo i civili, solo perchè colpevoli di voler raggiungere la pace con la legalità. i nostri partigiani non uccidevano i tedeschi perchè appartenevano a una cultura diversa, lottavano contro il nazismo. in iraq, afganistan e un pò ovunque nel mondo islamico l'occidentale è un infedele da eliminare. consiglio numero due. dato che simpatizzate tanto per questi assassini, apportate qualche modifica alle vostre toghe secondo la moda della sharia: usate un burqa. vi basta applicare la pettorina bianca e i cordoncini dorati. è così che vi vorrebbero quei poveri combattenti della resistenza.

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Saturday, July 22, 2006

lupini, babbaluci, frecce e cuffietta


finalmente il mare! nonostante ci sia ancora l'ultimo esame, oggi era giusto andare a mare con lisuccia, peppino e laura. o meglio: siamo andati a mongerbino da laura. tutti gli scogli pieni di alghe e animaletti "marittimi"(così li ho chiamati) sono in quell'angolo di costa dove lei ha la casa! anche se è imbarazzante ammettere la nostra scarsa agilità e la nostra paura per ogni microessere vivente, siamo entrate in acqua con le ciabatte! laura ci ha deliziati con le sue barzellette idiote, prima scambiando i lupini per i babbaluci e poi fornendoci un evergreen sui carabinieri. in tutto questo, ogni volta che peppino riemergeva dall'acqua ci toccava assistere allo spettacolo orrendo dei suoi capelli bagnati e piatti: una cuffietta praticamente! adesso scappo, si mangia da laura stasera. pomeriggio bellissimo, non vedo l'ora che tutte le mie giornate siano così, a mare con gli amici. quelli veri.

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Friday, July 21, 2006

dio ha voluto così


un articolo di repubblica di oggi racconta il copione delle giornate di provenzano nel carcere di terni. niente che non ci si potesse aspettare: sveglia molto presto, pasti leggeri, solite polo e soliti jeans, telegiornali. forse la cyclette e le flessioni per tenersi in forma sono le uniche sorprese. e poi i pizzini e la bibbia. ha chiesto un dizionario per migliorare il suo italiano e ha ricevuto una bibbia (la sua è nelle mani degli inquirenti). scrive del suo nuovo isolamento e rilegge le carte dei processi, delle dichiarazioni dei pentiti che lo hanno tradito. gli stessi pentiti che, come fa notare il giornalista, non avrebbero mai accettato di mangiare verdure, riso bianco, abituati com'erano alla bella vita. la sua ferocia è nascosta dal suo essere spartano, e da questa filosofia di vita trae forza. ma quello che più di ogni cosa mi colpisce è la fede in dio, l'ossessione per il testo sacro, la convinzione irremovibile di essere nel giusto. ripete sempre dio ha voluto così. forse lassù avranno voluto mandare in pensione u' zu binnu, ma non prima di aver assicurato la continuità di cosa nostra. provenzano scrive le memorie dietro le sbarre e qui chissà quali nuovi equilibri si sono determinati e a quali esiti porteranno. e tutto resta come prima. dio ha voluto così.

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quando la rete diventa un bavaglio


amnesty international denuncia il trattamento di favore che microsoft, yahoo e google riservano alla censura del regime di pechino. google filtra i risultati delle ricerche, microsoft chiude i blog e yahoo ha collaborato col governo cinese all'arresto del giornalista dissidente shi tao. la sua colpa? ha diffuso via email le direttive governative che vietavano alla stampa di parlare del quindicesimo anniversario della rivolta di tien an men. cosa non si fa pur di poter sfruttare le infinite potenzialità di guadagno offerte dalla straripante cina...

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Thursday, July 20, 2006

se i katiuscia minacciassero noi

vi riporto per intero un articolo di bernard-henry levy del corriere della sera di oggi.

Una parola stranamente ricorrente nei commenti, in Europa, sulla risposta israeliana alla dichiarazione di guerra dell’Hezbollah è «sproporzione».
Non sono certo un grande esperto in affari militari. E anch’io penso, è evidente, che ognuna delle vittime civili, pudicamente chiamate dagli strateghi «danni collaterali», sia una tragedia. Detto questo, avrei comunque voglia di chiedere a coloro che parlano così come reagirebbero se un commando di terroristi venissero per esempio sul territorio di Francia, non tenendo assolutamente conto delle nostre frontiere, se non persino negandole, a rapire soldati francesi. Come reagirebbero se Strasburgo, Lilla o Lione si trovassero, come Sderot, Ashqelon e adesso Haifa, sotto una pioggia di katiuscia che fanno decine — su scala francese centinaia — di altre vittime civili il cui martirio, mi pare, equivale a quello dei libanesi. E se la capitale del nostro Paese si trovasse a portata di missili a medio raggio Zelsal 1, forniti da artificieri iraniani debitamente inviati in missione da Ahmadinejad e ci dicessero, come ha detto a proposito di Tel Aviv il segretario generale dell’Hezbollah, Hassan Nasrallah, che colpire Parigi non è più un’ipotesi del tutto teorica, ma un obiettivo bellico prioritario e un’impresa santa. Avrei voglia di chiedere quale fosse, secondo loro, la reazione «proporzionata», dal momento che l’autore di questo tipo di dichiarazioni e degli attacchi che le accompagnano è notoriamente ispirato, finanziato, armato da un paese il cui presidente non ha mai fatto mistero della propria determinazione a dotarsi dell’arma atomica e, con o senza tale arma, a cancellare dalla carta geografica uno Stato ebraico intrinsecamente perverso e criminale.
Ancora, avrei voglia di chiedere come sarebbe stato possibile imbastire una risposta tale da risparmiare un Libano ridiventato, per sua disgrazia, l’ostaggio di ideologi e capi di guerra irresponsabili: gente che non ha smesso di costruirvi, in flagrante contraddizione con la sua cultura, la sua genialità, le sue tradizioni di tolleranza, di cosmopolitismo e di pace, uno Stato nello Stato che è, innanzitutto, uno Stato terrorista che minaccia tutta la regione e, naturalmente, i libanesi stessi. Avrei voglia di chiedere come si potesse evitare d’intervenire in Libano visto che il governo di questo paese conta molti ministri Hezbollah; che il suo presidente, Emile Lahoud, afferma, appena può, la sua solidarietà di principio con gli obiettivi e la causa di Hezbollah; che le sue strade servono al trasporto di razzi, lanciamissili e truppe verso le linee di fronte e i fortini tenuti da Hezbollah; e che a partire dalle stazioni radar dei suoi aeroporti, come da quello di Beirut, vengono localizzati i bersagli marittimi israeliani che le batterie Hezbollah colpiscono, come la settimana scorsa.
E poi, «sproporzione» per «sproporzione», come schivare la vera, la sola domanda valida, che è di sapere chi ha fatto, oggi, i progressi concreti dello spirito di moderazione e di misura che ognuno auspica: gli israeliani, i quali, pur non essendo angeli, per carità, si sono ritirati dal Libano da sei anni, da Gaza da sei mesi e sono pronti, in grande maggioranza e a costo di ricevere, come in questo momento, valanghe di bombe sulle loro città e sui loro villaggi, a ritirarsi dalla Cisgiordania perché vi si installi lo Stato palestinese in formazione; o i folli di Dio che se ne infischiano altamente della formazione di un qualsiasi Stato palestinese e non hanno, in realtà, nessun’altra preoccupazione se non di veder scomparire Israele?
Infatti, è proprio qui la discriminante. Etale è la posta in gioco, la sola, di una guerra quasi più radicale, in questo senso, delle precedenti guerre israelo-arabe.
Da un lato, i sostenitori della coabitazione di due popoli che apprendano, con il tempo, senza illusioni né angelismo, a negoziare, a fare la pace e poi, forse, un giorno, ad andare d’accordo e a volersi bene: sono, in Palestina, gli amici di Mahmoud Abbas; sono, nel mondo arabo in generale, i dirigenti e i rappresentanti, in numero crescente, dell’opinione pubblica illuminata; ed è l’essenziale della popolazione d’Israele, sia essa di destra o di sinistra, finalmente consapevole che non esiste, a termine, altra strada se non quella della spartizione della terra.
Dall’altro, gli oltranzisti di una causa che ormai ha un rapporto lontanissimo e con la causa nazionale palestinese e con la sofferenza che la sostiene: è, a Gaza, l’Hamas di Khaled Mechaal ed è, qui in Libano, l’Hezbollah. I due pilastri di un «fascislamismo» di cui non si ripeterà mai abbastanza che i burattinai si nascondono a Damasco e soprattutto a Teheran e i cui responsabili sul campo sono palesemente pronti, se la vittoria finale è a questo prezzo, a battersi fino all’ultimo libanese, palestinese e, certo, fino all’ultimo ebreo.

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Wednesday, July 19, 2006

la dittatrice della libera facoltà delle banane


woody allen mi perdonerà la citazione, non meriterebbe di essere usata per parlare di sua maestà. dopo una settimana di ipocrite conferme che l'esame di storia della filosofia si sarebbe tenuto il 19 luglio, nonostante la sovrapposizione con la sessione delle lauree, arrivano le solerti email di sognando beckham. l'esame è rinviato, giorno 19 procederemo con la calendarizzazione. è stato scelto l'ordine alfabetico per dividerci in gruppi, mi è anche andata bene, il mio esame è lunedì 24. ma così mi ritrovo con ragazzi che, con soli 3 crediti, hanno scavalcato chi, come me, ha 9 crediti più i 3 del laboratorio. alcuni di questi hanno dovuto rimandare tutto a settembre. meno male che sua maestà è anche preside del nostro corso di laurea e sbandiera il suo interesse per i suoi studenti. ridicolo pretendere che crediamo all'impegno improvviso della sessione di lauree. questo è solo uno dei soliti esempi di strapotere mafioso dei professori e di assoluta e cronica disorganizzazione dell'università di palermo, soprattutto di lettere e filosofia. la libera facoltà delle banane.

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isteria pre-esame


sono appena tornata dai due giorni di ritiro spirituale pre-esame a casa di robi, la mia teeteto:) tra searle, brandom, post it multicolore, varie pene d'amor perdute, cibo sano e sex and the city, non è stato facile mantenere l'equilibrio mentale. abbiamo deciso che non possiamo convivere perchè io le dico sempre di stare zitta e lei cucina troppa pasta:) e in tutto questo, non sappiamo in cosa siamo diversi dalla "creatura"...

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via d'amelio 14 anni dopo


non c'è bisogno di retorica per ricordare l'attentato di via d'amelio che uccise borsellino e la sua scorta. basta quello che ha detto oggi sua sorella rita, alla cerimonia di commemorazione: "se ci fosse stata, quattordici anni fa, la vera volontà di sconfiggere la mafia, il risultato sarebbe arrivato. quel giorno pensai che tutto fosse finito con paolo, ma non era così".

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Sunday, July 16, 2006

cattivo israele!



era da qualche giorno che volevo dedicare un post allo scontro tra israele e libano. mi ha fermato il rischio di cadere nelle solite banalità o nelle solite letture di parte. i giudizi sulla questione mediorientale sono ancora schiavi del dualismo sinistra pro palestina (o più in generale pro nemici di israele) destra pro israele. credo che israele abbia il diritto di difendersi. non sta combattendo contro i lanci di pietre dell'intifada palestinese, ma contro un gruppo terroristico, gli hezbollah, ben armati e ben organizzati. e finanziati da pazzi come ahmadinejad. che siano i civili quelli più colpiti in una guerra è cosa nota e le singole storie di vite spezzate addolorano. ma riconoscere il diritto israeliano all'autodifesa non è certo una dichiarazione d'odio contro di essi. gli errori e le esagerazioni ci sono stati, ci sono e ci saranno da entrambi i lati, inutile risalire al "chi ha cominciato". purtroppo continua a resistere (anche nel nostro governo) l'immagine di un paese guerrafondaio, israele, che vuole distruggere le popolazioni arabe che gli stanno intorno. si continua con l'apologia del terrorismo che non ha mai dato tregua ai cittadini di uno stato democratico. si fa finta di non sapere che israele subisce violenza sistematica sin dalla sua fondazione, che è stato sempre israele ad aprire alle trattativa di pace, soprattutto ad opera di quei leaders etichettati come falchi, rabin e sharon. si vuole ignorare l'antisemitismo con cui sono indottrinati i bambini palestinesi, libanesi, siriani. meglio bacchettare il cattivo israele che tagliare i ponti col terrorismo islamico antisemita, che è cresciuto per decenni sotto l'ala protettiva del corrottissimo arafat, amico dell'europa. chi è il vero nemico delle popolazioni arabe intorno a israele: i carri armati di gerusalemme o la mafia violenta dei vari hamas, fatah, hezbollah che specula sulla destabilizzazione dell'area, sulla povertà, sull'ignoranza, sulla fame e sulla morte, che guadagna sulla loro pelle brandendo il corano?

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Saturday, July 15, 2006

facciamo una gara?


vince chi ha la maglietta con la scritta più idiota. concorrono i vari a-style, frutta, guru, baci e abbracci, sweetyears, rich e chi più ne ha più ne metta. ma la t-shirt che si guadagna il primo posto sul podio è quella che recita: mafia made in italy. a quanto pare va a ruba anche fra i turisti, almeno così dice il proprietario di prima visione, un negozio in centro a palermo. e non ho difficoltà a credergli. ma non è l'unica maglietta in tema: medaglia d'argento per quella che dice "cosa nostra - affiliato" e di bronzo per "baciamo le mani". che dire? i negozianti le avranno esposte in vetrina e vendute sperando che la rata del pizzo diminuisse. io faccio un favore a te e tu fai un favore a me...

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la venuta di searle/2, ovvero fifty-fifty


questo post doveva essere pubblicato giorno 13, ma le tesine per l'esame hanno assorbito tutto il mio tempo. e in fondo non c'è molto da dire sull'altra sessione del seminario di searle. il motto della giornata è stato: un pò per ciascuno non fa male a nessuno, o anche fifty-fifty. non lo convince il materialismo, non gli piace il dualismo, ma va bene prendere un pò dall'uno e un pò dall'altro e per questo ritenersi originali! io, robertina e eugenio abbiamo anche avuto l'onore di fargli delle domande, senza ovviamente avere risposta! roberta si pone sempre il problema delle convenzioni, io della maggiore chiarezza, "can you be more explicit about the non-syntactical structure of the prelinguistic consciousness? in what sense it is non syntactical?". vabbè! almeno abbiamo ricevuto gli apprezamenti dei prof la mantia&carapezza. adesso manca solo l'esame, non vedo l'ora che sia finita! thanks robi per la vignetta:)

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Wednesday, July 12, 2006

giuramento di ippocrate


arrestato il deputato regionale forzista dell'ars giovanni mercadante, primario di radiologia dell'ospedale civico di palermo. secondo i pm "sarebbe intervenuto sulle istituzioni e la pubblica amministrazione per conto dei boss e in particolare, avrebbe costituito un punto di riferimento per la cura degli interessi di bernardo provenzano, nel periodo della sua latitanza, per aver stretto rapporti con altri capimafia quali tommaso cannella, antonino cinà e antonino rotolo. per gli inquirenti il medico-politico arrestato avrebbe anche fornito «il proprio ausilio e la disponibilità della struttura sanitaria della quale era socio per prestazioni sanitarie in favore degli associati, anche latitanti, e la redazione di documentazione sanitaria di favore, ricevendo l'appoggio elettorale di cosa nostra in occasione delle elezioni regionali in cui era candidato"(corsera dell'11 luglio). povero mercadante! non è forse nei doveri di ogni medico occuparsi della salute del paziente in ogni modo? non dice il giuramento di ippocrate: giuro [...] di prestare la mia opera con diligenza, perizia e prudenza secondo scienza e coscienza ed osservando le norme deontologiche che regolano l'esercizio della medicina e quelle giuridiche che non risultino in contrasto con gli scopi della mia professione; di affidare la mia reputazione esclusivamente alle mie capacità professionali ed alle mie doti morali; di evitare, anche al di fuori dell'esercizio professionale, ogni atto e comportamento che possano ledere il prestigio e la dignità della professione ? cosa ha mai fatto di male?

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facciamoci riconoscere


se già se ne parlava prima della vittoria del mondiale, adesso che la coppa è italiana non poteva non tornare alla ribalta la questione amnistia per calciopoli. in prima fila: clemente "ping pong" mastella. da bravo tifoso, non nasconde che sarebbe un peccato vedere i campioni del mondo giocare in serie b o c. e invece, non sarebbe una bella lezione di vita? è vero che per tutti è stato bello vederli vincere, ma sono pur sempre ragazzi pagati miliardi per giocare a calcio. non devono certo guadagnarsi lo stipendio, non verrebbero licenziati se andassero in una serie minore. ma il buon clemente (di nome e di fatto, o meglio di nome e di intenzione) non si ferma qui: oltre le stupidaggini del tipo "prodi porta fortuna, con berlusconi sarebbe stato diverso", che fanno ridere solo lui e forse prodi, e "chi ci ha dato prestigio e dignità va valutato con occhio diverso. Come uno che ha fatto cose esemplari. Mi sono rotto le scatole di un moralismo senza morale...", c'è anche un'affermazione quantomeno infelice nella stessa intervista a repubblica. "Questi discorsi sulla morale rischiano di farci perdere il prestigio ottenuto con la vittoria. Già li sento i commenti all'estero: ecco i soliti italiani, quelli della mafia. Ragionamenti che ci deprezzano. Rischiamo di sciupare risultato e vittoria". i soliti italiani della mafia, caro mastella, sono quelli che per la vittoria di un mondiale vorrebbero chiudere un occhio, e l'altro pure, sul sistema calcio corrotto, poco importa che sia illegale. sono le sue affermazioni, aggravate dal fatto di ricoprire un ruolo nel governo, che ci fanno riconoscere all'estero come i soliti italiani, quelli della mafia. per caso c'entra qualcosa che uno dei beneficiari dell'amnistia sarebbe il suo caro amico diego della valle, presidente della fiorentina, che tanto si è speso per la campagna elettorale dell'udeur? tra amici, e amici degli amici, ci si fanno dei favori...

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la venuta di searle


apoteosi della mediocrità. trionfo della banalità. celebrazione del ruolo del leccaculo alla corte dei professori. basta aver scritto dei libri per sentirsi un dio in terra ed evitare sapientemente di rispondere alle domande scomode. e poi la di lorenzo ci accusa di essere state indottrinate da lo piparo. lui sì che è un professore, neanche si è abbassato al livello di quel turista della filosofia (se aveste visto il cappellino che ha indossato all'uscita, l'avreste scambiato per un qualsiasi pensionato americano in vacanza). domani c'è il gran finale, peggio di così non può andare... spero. thanks pupi, vignettista ufficiale del blog!

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Monday, July 10, 2006

le ultime parole famose

beckenbauer, prima dei mondiali, aveva detto "l'italia pagherà calciopoli sul campo. ora mangia la pizza del terzo posto. dopo di lui, platini non ha potuto fare a meno di un'altra figuraccia. "non conosco grosso e perrotta" ha detto il dispensatore di consigli su come vincere il mondiale (anche se lui non l'ha mai fatto). e ora si ritrova con un grosso nodo in gola per il 14 luglio... dedicati a loro, tre dei migliori striscioni dei tifosi italiani!

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tricolore girls


e dopo la tricolore car, stavolta è toccato a noi! in mancanza di bandiere (brutto a dirsi, lo so!), la bandiera siamo state noi! io il verde, pupi il bianco, noemi il rosso! e abbiamo ricevuto complimenti da tutti!!!!! impossibile contare le persone in centro a festeggiare, i motorini, le macchine, le bandiere, i cori, tutte le volte che abbiamo cantato l'inno, le risate, la sete! impossibile anche ripararsi dall'acquazzone che ci ha sorpresi!!! siamo arrivate alla macchina completamente zuppe :) indimenticabile!!!!!!!!

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campioni del mondo

è stato il mondiale della ribalta dei calciatori meno noti, di san gigi buffon, di sua maestà cannavaro e della schiettezza irresistibile di gattuso, della bravura di lippi che ha creato il gruppo vincente. alla faccia dei tedeschi, che le pizze gli vadano di traverso! alla faccia della superbia dei francesi, che la vergogna di zidane li perseguiti. alla faccia degli spagnoli che ci hanno chiamati cavernicoli. alla faccia di moggi &co. CAMPIONI DEL MONDOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

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Saturday, July 08, 2006

luci e ombre


a proposito del papa a valencia, questa vignetta di el roto è apparsa oggi su el pais, uno dei maggiori quotidiani nazionali spagnoli.

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hasta la familia siempre! amen.


cosa si fa di solito prima di partire per un viaggio? si bussa al vicino e gli si chiede di occuparsi delle piante in vostra assenza. il papa va a valencia e chiede al presidente napolitano di salvaguardare la famiglia. e sperando di poter tirare le orecchie a zapatero, profanatore della cattolicissima spagna, viene preso in contropiede: il premier non presenzierà alla messa officiata da ratzinger. tuoni e fulmini papali. non bastano gli incontri formali presso l'arcivescovado di valencia, il politically correct vuole che josé partecipi anche alla funzione, perdio! tanta è l'indignazione pontificia che navarro valls ha affermato: "ricordo che quando siamo andati in nicaragua, daniel ortega venne alla messa. a varsavia durante il periodo comunista wojciech jaruzelsky fece altrettanto. quando andammo a cuba, fidel non disertò la messa". meglio quindi che la parola di dio sia ascoltata sfacciatamente da dittatori piuttosto che costringere il papa a vedere in platea il leader democratico di uno stato laico. navarro valls apprezza più il gesto ipocrita e inutile delle povere pecorelle smarrite totalitarie che non l'onestà intellettuale e politica di chi difende la laicità e i diritti civili di tutti i cittadini. d'altra parte non dovremmo meravigliarci, nei trascorsi del papa c'è la partecipazione alla gioventù nazista. nel frattempo, mentre a siviglia si celebra la sacralità della famiglia, a piazza san pietro manifestano i preti sposati, discriminati dalla chiesa (fonte La Repubblica). aspettiamo trepidanti la scomunica di zapatero e il processo di canonizzazione del lider maximo.

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tricolore car


ho fotografato questa macchina in via ruggero settimo, in pieno centro. da brava mascotte dei festeggiamenti, al suo passaggio incitava l'esultanza generale. ma noi l'avevamo incontrata già prima, in via oreto, mentre andava sul marciapiede in controsenso lampeggiando con gli abbaglianti. inutile dire che c'erano almeno otto persone a bordo... :) potevo non ospitarla nel blog?

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martedì da leoni


perdonate il ritardo, ma sento di dover dedicare un post alla splendida semifinale di martedì scorso. se aveste sentito le urla dalla finestra di casa di pupi, non avreste mai creduto che provenissero da tre soavi fanciulle, piuttosto da tre scaricatori di porto! alla tensione per l'esame si è aggiunta quella per la nazionale. si è risvegliato il mio interesse assopito per il calcio, quello che mi faceva divertire da piccola, quando sapevo la formazione della juve, collezionavo le figurine e il mio idolo era pinturicchio del piero. questa squadra è stata capace di rinfrescare l'idea e lo spirito del calcio, di rinverdire il divertimento e la sana competizione che da troppo tempo mancano al nostro campionato. e poi quel gol di alex è stato bellissimo, sono veramente contenta che abbia segnato proprio lui, quello che non smette di dare l'anima quando tutti lo criticano. e dopo la partita, tutti fuori a festeggiare!!! le strade invase da macchine e motorini stracarichi di persone, bandiere, inno nazionale, trombette e clacson (il mio si è anche rotto e suonavo in playback). con noi c'era anche robertino, stanchissimo, lui sì che capisce il valore del gol di del piero :) presto la festa si è trasformata in vandalismo, non oso pensare a domani... forza azzurri!!!!

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trentaaaaaaaaaaaaaaaa!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!


sono tornata!!!! con un altro 30! l'esame è stato venerdì, il prof l'ha rinviato all'ultimo minuto. il magico trio antonio -veronica -grace ha funzionato ancora, alla faccia di aristotele! devo ringraziare la mia insostituibile pupi, ho passato dei giorni bellissimi e senza di lei non avrei imparato tutto in poco tempo. forza pupi, a settembre il mondo sarà tuo!!! ti voglio bene!

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Monday, July 03, 2006

mariooooooooooo!


l'esame di istituzioni è ormai alle porte. ieri ho studiato a casa di pupi, tra farfalle in agonia e bandiere dell'italia... a proposito, quella nella foto è un gentile dono di mariooooooooooooo! un ragazzo di marsala che abita all'ottavo piano. appena noemi vedrà questo post mi ucciderà! il blog va in ferie fino a giovedì sera, tranne che in un momento di libertà, decida di scroccare la wireless di un ignaro e incauto signore del palazzo di pupi, e lo aggiorni. wish me good luck!

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Saturday, July 01, 2006

un intero popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità


l'associazione addio pizzo (link a fianco nella pagina, date un'occhiata) ha pubblicato qualche giorno fa la lista degli esercizi commerciali che non pagano il pizzo. come dire, se i commercianti non smettono di pagare il pizzo, saranno i consumatori a boicottarli. non è una cosa semplice nella vita quotidiana, anche perchè le categorie commerciali della lista sono ancora poche, né tantomeno è una soluzione al problema. ma è un buon inizio e un'ottima occasione per incentivare il consumo (e il pensiero) critico.

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